28/11/12

parole canzoni e cartucce





mi sento come te
cosa credi
a te
certo
succede un po’ troppo spesso
però io ti capisco
anche tu ti fermi
non rispondi ai comandi
te ne freghi di quello che serve agli altri
anch’io da un po’ di tempo
ho voglia di interrompere
lettere pensieri parole
non c’è niente da fare
quando mi prende così
chiudo il cassetto
e anzi
tra un po’ comincio anche a lampeggiare
e lì so che non si potrà far altro
che staccare la spina
affidare la soluzione al buio
dormire

ultimamente avevo dato segni di sofferenza
ma tu hai preferito ignorarli
hai
come sempre
continuato a chiedere chiedere e ancora chiedere
avevi bisogno di me
nei momenti più disparati
ed io lì ad assecondarti senza mai fermarmi
ogni poesia ogni emozione ogni tua stupida canzone
ma ogni volta ti concedevo un pò meno
avresti dovuto accorgertene
e correre ai ripari per tempo
ti ho persino consigliato di dare un’occhiata ai livelli
riallineare
riavviare
pulire
riprovare
ora invece te ne stai lì impalata
con aria sconcertata
terrorizzata
cominci a prendere coscienza del fatto
che stavolta dovrai far tutto da sola
e non sei proprio abituata
ricopiare parola per parola con una penna e un foglio..
a – mano-!!
-a mano? non lo faccio più da così tanto! chissà se so ancora farlo…?!!
questo dice la tua faccia semi-seria
non puoi abbandonarmi così
vorresti dire: “così-senza un preavviso”
ma il preavviso c’è stato!
sai
ho finito le cartucce anch’io
i fogli sono bianchi da un po’
non te ne sei accorta?
è domenica
i negozi sono chiusi

io ho finito tutte le cartucce
tu le parole

è inutile imprecare:
per oggi ci dobbiamo fermare
aspettare o ricopiare
o sdraiarci e non fare niente
del resto sono soltanto la tua vecchia

stampante




(roma 28.11.2012)

18/11/12

ado(rabi)lescenti






me tapina!
sono incastrata
mi ritroverò nuovamente
a cena a casa di una mia cugina adorata
sembra che l’invito sia esteso anche ad altri 20 invitati loro amici
l’astuto marito di mia cugina
sta per convincermi a rimanere
nonostante io mi trovi sulla soglia della porta
con giacca e borsa a tracolla
mi ha intortato con il solito argomento
vorrebbe farmi da produttore (è architetto…)
e dal momento che sulla scrivania dell’architetto scorgo:
3 schermi (2 pc e 1 mac)
1 tastiera
un mouse a forma di posacenere e
soprattutto
un martello gigante accanto alla tastiera
scelgo di rimanere

alla prima scampanellata…
oddio no…sarà una di quelle serate!!!
coppie eterosessuali felici (?)
adolescenti troppo magri brufolosi e maleducati
cinquantenni realizzati e palestrati

-ho preso casa a porto santo stefano sai…?
-ah che meraviglia…io ci vado tutte le estati…
-alessandro fa nuoto agonistico al santa maria ..e violetta dove va invece?
-mi passi per favore dell’altro sformato di cavolfiori? o broccoletti? o verza…
già dopo l’antipasto
cerco un rasoio
basterebbero anche due pasticchette di cianuro
ma invece alla mia destra trovo soltanto un coltello da burro
non servirebbe a molto
due sale separate
-tavolo dei grandi-
-tavolo dei piccoli-
genitori contro figli
da sempre è così
e come sempre io spero che ci sia anche un terzo tavolo
-tavolo di alessia-
o
-tavolo degli indecisi-
certo stando all’anagrafica dovrei sedere al tavolo dei grandi
ma qui è genitori contro figli
e io di errori ne avrò pure fatti tanti
ma figli almeno
non ne ho di certo!
mi invitano al tavolo dei grandi
e nonostante la mia ritrosia trovo un compromesso e infatti
ogni tanto
faccio incursione nel tavolo dei piccoli
e prendo un piatto della loro pasta al sugo
(in realtà faccio un accordo sottobanco con mia nipote: se lei mi dà un po’ di pasta al sugo io le passo un po’ di quella ai broccoli)
poi dopo un po’
ritorno per prendere le patate al forno che ingiustamente sono state servite solo al tavolo dei piccoli
infine tento il tutto per tutto
fingendo di aiutare a sparecchiare
con gesto deciso
prendo la teglia delle patate quasi completamente svuotata dai famelici adolescenti
e mi metto penosamente a raschiarne il fondo
riuscendo con grande soddisfazione a prelevarne quattro cinque crosticine celestiache
dopo i dolci il tavolo dei piccoli si svuota
vanno tutti
“di là”
 (= in camera delle mie nipoti)
il più piccolo ha dieci anni il più grande diciotto
in effetti io ho qualche anno in più
ed è per questo che sono costretta a rimanere al tavolo dei grandi

-che buona questa torta ma come l’hai fatta?
-mah basta poco.. un po’ di mele un po’ di cannella un po’ di polvere di cocco….
cerco disperatamente il coltello da burro
ma è stato già portato via dall’attenta cugina
ora per farla finita mi resta soltanto il tovagliolo di stoffa
ma sono claustrofobica
-sai che il prossimo weekend c’è la festa della pantera?
-siiii andiamoci! una serata-spettacolo di …travestiti!
-da che?
-no no….voglio dire di drag queen!!
-beh ma sarà un ambientaccio…non è molto sicuro…che dite…?
via via mi assento e sento che non me la sento
il momento è quello giusto: tre conversazioni diverse ed impegnative si stanno intrecciando
(ricetta torta alla mela- serata trasgressiva con drag queen- allagamento delle case in toscana)
o ora o mai più
mi alzo e con passo felpato mi allontano dal tavolo dei grandi
e nel breve percorso che devo percorrere per raggiungere i piccoli
sento che è quello il mio posto
tra i due spazi
tra le due età
tra le due stanze
il mio posto e’ il percorso!

i due più piccoletti sono staccati dal gruppo e giocano molestamente in un’altra stanza
mio nipote urla tutto il tempo nelle orecchie della sua vittima:
una bambinetta bionda che urla a sua volta sovraeccitata
e fa volteggiare un pennello roteato per dipingere muri a mò di spada
raggiungo la stanza dove stanno i ragazzi seduti sparsi
tappeto sedia poltrona divanetto
-vi spiace se sto un po’ qui?
chiedo penosamente con voce supplichevole
fanno spallucce e mia nipote comprensiva dice
-certo zia vieni!
mi ritrovo in un film
mi siedo per terra come ad indicare
“sono una di voi”
resto subito ipnotizzata dal fascino di un ragazzino occhialuto e con aria da maestrino
la parola ce l’ha sempre quasi solo lui
è un appassionato di cinema
sa tutto di film registi attori e addirittura doppiatori
se gli dici un nome di un doppiatore ti sa dire che film ha fatto
non ho parole
poi mi chiede
-conosci i fratelli marx?
e io un po’ in imbarazzo devo ammettere
-beh non di persona..
lui mi riporta per filo e per segno il dialogo di uno dei loro film più nonsense
ne imita le voci e le espressioni dei personaggi
è un attore nato
gli altri lo ascoltano attenti
qualcuno ride qualcuno si gratta la testa
qualcun altro gli tira un enorme serpentone di gommapiuma addosso
lo rinomino
“il regista”
perché è sicuro che farà questo da grande
a parte che è già
grande
continua guidando la serata:
-non trovate scon-vol-gen-te
nessuno se lo fila…
lui non si scoraggia: non trovate sconvolgente…
tutti chiacchierano e non lo ascoltano…
-hei non trovate sconvolgente…
-cosa?
dico io mossa a compassione
-non trovate sconvolgente che:
il personaggio di gandalf (il signore degli anelli)
visto che è morto il suo storico doppiatore
verrà doppiato da un attore … non da un doppiatore?!?!!?
e indovinate chi è?..
gigi proietti!!!  vi rendete conto!?... si sarà pure un attore fantastico…a me piace moltissimo…ma non ce lo vedo proprio a fare gandalf…
le mie nipoti
quindici e sedici anni
sono ragazze intelligenti e sveglie
però questa sera non sembrano particolarmente in forma
la più piccola infatti
(a cui sono cresciute notevolmente le sise e sembra sulla strada della madre)
se ne sta tutto il tempo su una sedia girevole
con sguardo fisso agli astanti
con una torcia ad altezza pube
fa leva sui piedi facendo roteare la sedia e quindi anche la torcia
oltre a far molta paura
sembrerebbe confermare la mia teoria sulle donne (la grandezza del seno è inversamente proporzionale all’intelligenza)
la più grande sta seduta di fronte a me a terra
due cellulari in mano (?)
ogni tanto scrive un messaggio su uno a caso e ogni tanto qualcuno le tira il solito serpentone in testa
ad un certo punto sbuca una parrucca castana con taglio sbarazzino asimmetrico
(confesso di averla già provata giorni fa quando non mi vedeva nessuno)
se la provano a turno i maschi
quello a cui sta meglio è un piccoletto dall’aria ingenua
il più piccolo dei tre fratelli
che da indifeso e ingenuo
appena indossa la parrucca si trasforma in un rocker
caccia inaspettatamente il dito in avanti puntandolo sul suo pubblico e dicendo:
vi amo- vi amo tutti
con fare da navigata rockstar
e con lo stesso atteggiamento fa un carezza al regista seduto al suo fianco
il quale gli chiarisce: se ti azzardi a rifarlo mi convinco del tutto che sei gay
il piccoletto si toglie immediatamente la parrucca

chiedo come si sono conosciuti
mi raccontano che le mie nipoti e uno di loro erano all’asilo assieme
per riassumere di fronte a me ho:
le mie due nipoti
il regista
il ragazzo alto e al collo la targhetta dei carcerati
i tre fratelli

io commento che è buffo
perché in genere succede il contrario:
i grandi fanno amicizia tra di loro e poi costringono i figli a seguirli alle cene
dove magari i figli scoprono che non si sopportano ma sono obbligati a frequentarsi per via degli adulti
in questo caso è successo l’opposto
continuo a ragionare ad alta voce
-voi vi siete conosciuti e avete fatto amicizia
e siete voi che state costringendo i vostri genitori a cenare insieme
magari di là si stanno tutti fortemente sulle palle!
ah è vero- commentano loro ridendo!
la cosa incredibile di sti adolescenti troppo magri è che sono
rispettosi
quando uno di loro parla
gli altri lo ascoltano
davvero lo ascoltano!
reagiscono rispondono ridono prendono in giro gli tirano il serpentone di gommapiuma ma
ascoltano
mi informo su chi siano i loro genitori
(visto che tutta la prima parte della serata me la so sparata tra i grandi!)
allora interviene una voce ovattata
mi accorgo che a parlare è uno dei tre fratelli
“l’intermedio”
lo chiamerò io
(mi sembra il medio d’età dei tre fratelli)
polemico e acuto
sta da dieci minuti sdraiato sul divanetto dietro di me
con una giacca sopra la testa
parla da lì sotto
l’effetto è d’oltretomba
per rispondere alla mia domanda esce fuori con la testa dalla giacca
e mi comincia a spiegare dettagliato:
i nostri genitori sono quel signore con i capelli così…e la donna con i capelli con la riga a metà
poi la madre di quella bambina piccola è invece mora con una maglia celeste…
io non capisco nulla e non riesco a far aderire nemmeno una delle sue descrizioni ai personaggi con cui ero a cena
lui però noncurante del mio sguardo vacuo continua:
invece sua madre è bionda e porta la coda..
si sta riferendo al ragazzo con la targhetta da carcerato
il quale gli fa: ma che staiadì? non è bionda mia madre!! forse te la ricordi otto anni fa!
allora l’intermedio si gira verso di me affranto (ormai sono perplessa e ho perso le speranze) e confessa:
scusa- io faccio schifo a descrivere!
lo trovo fantastico
adorabile
devo rivedere la mia insofferenza per l’adolescenza
il regista si alza in piedi
attaccato alla stipite della porta
al collo il gigante serpentone di gommapiuma a mò di boa di struzzo
voce impostata da attore consumato:

se il mondo ti gira le spalle
hai una sola cosa da fare
giragli le spalle pure tu

lo amo
a quel punto mia nipote ferma la sedia girevole
spegne per un momento la torcia accecante
recupera uno sguardo ispirato
sente che è venuto il suo momento
sta per enunciare un detto:
-se mosè non va alla montagna…
ma si ferma confusa e mi guarda come a voler dire
e suggerisci no?...
-se la montagna non va con mosè…
io vorrei dirle che non era mosè quello della montagna
ma non oso e non voglio interromperla…
la sorella tutta presa dal messaggio al cellulare
trova comunque il tempo di girarsi e collaborare discretamente:
-cretina non era mosè era maometto!
adoro le sorelle!
ma la più piccola l’ha presa bene
accetta il suggerimento spontaneo e necessario e continua:
se la montagna non va da maometto
maometto andrà alla montagna
ma se la montagna va da maometto di certo.. è una valanga!!
ilarità generale
l’intermedio emerge nuovamente dalla giacca
ma solo con la testa stavolta
per annunciare:
io sono il più saggio

perché so di non sapere

mentre io penso tra me e me (per fortuna):
ma pensa te.. conosce “on & on” di erykah badu
interviene il fratello più grande per smascherarlo
-ma questo è socrate!! ah ah !!
il regista tira fuori una cosa che suona come un aperitivo venuto male
-apeirol
e tutti (me esclusa) cominciano a discutere sul posizionamento dell’accento
su quella parola che per me potrebbe indicare sia un filosofo che la bevanda rossa frizzante che ho sempre odiato
li trovo brillanti simpatici attenti fichi insomma
poi la malinconia
gli mancano un paio di amici che non sono potuti venire e che non vedono da un po’
il fratello piccolo dice:
non c’è più il vecchio gruppo..
e il regista risponde:
no non è vero !....quanto vorrei che si riformasse il vecchio gruppo
l’intermedio riemerge stavolta energicamente dalla giacca
e chiarisce al regista:
è una contraddizione quello che hai appena detto te ne rendi conto?
…..
-hai detto “no” e poi hai aggiunto una frase che negava la tua negazione precedente
hai sia detto che “non è vero che non c’è più il vecchio gruppo” sia detto che “ti manca il vecchio gruppo” quindi evidentemente-se ti manca- vuol dire che non c’è più!
io di mio ho sempre attribuito un fascino smisurato ai polemici
non so spiegare il perché ma lo trovo un segno di intelligenza
allora gli dico: ben detto!
e lui spiega: non mi piacciono le frasi in cui si rischia di sembrare stupidi
ah
il pensiero allora va agli adolescenti che attaccano il lucchetto a ponte milvio
a quelli che si sfracellano nelle corse sui motorini
a quelli che prendono in giro i compagni considerati “sfigati”
a quelli che hanno tutto e sono lo stesso annoiati

il regista riprende la parola e approfitto
-lo sai che una delle mie migliori amiche è una famosa doppiatrice?
lui in estasi: davvero???? aspè dimmi come si chiama!
dopo che gli ho detto nome e cognome mi mette in fila tutti i film e i cartoni che ha doppiato
tra cui uno di cui non ero nemmeno a conoscenza
un certo
“l’uccello di biyomon”
-un film porno?
chiedo io
dopo tre secondi di silenzio assoluto
per fortuna ridono

è ora per me di tornare al mio spazio
saluto i grandi e mi complimento con loro
bei figli belle teste bella educazione
racconto due tre aneddoti di ciò che ho sentito
“di là”
una delle madri (dei tre fratelli)
è a bocca aperta e mi chiede se sono proprio sicura
incredula va anche lei “di là” per cercare di capirci qualcosa
ho la sensazione che poi non vorrà mai più tornare
di qua



ps.
mia nipote di quindici anni
(quella con la torcia le sise grosse e lo sguardo fisso per intenderci)
scrive oggi nel suo stato di facebook
-come mai mi sembra che le persone a cui voglio più bene
siano le prime a ferirmi?

devo nuovamente rivedere la fottutissima teoria sulle sise






(roma 18.11.2012)

17/11/12

cos'altro viene giù assieme alle lacrime





alla prima scena scema
del film di turno
dove il padre scontroso e severo finalmente fa al figlio: sono fiero di te
quando le due sorelle in conflitto perenne si rincontrano e si spiegano dieci anni e dieci chili dopo
se il protagonista deluso dalla famiglia dalla moglie dai figli dalla compagnia telefonica abbraccia il suo migliore amico che gli garantisce: potrai sempre contare su di me
quando la figlia sul letto di morte della madre malata le dice ottimista – ce la farai
insomma in quei momenti clou del cinema americano che prima o poi arrivano sempre
nei film più seri ne compare uno soltanto
magari alla fine
nei film di cassetta invece ce ne sono tre quattro se non addirittura cinque
beh in quest’ultimo caso
-vi sconsiglio di starmi accanto al cinema-
in caso contrario vi ritrovereste una lumaca seduta al vostro fianco
umida e appiccicaticcia mi aggrappo senza ritegno al vostro braccio
piangente trucco colante e tirante su con il naso
ah e non ho mai
il fazzoletto
sin da piccola
ho sempre pianto tanto
alla minima emozione fuori posto
mi è sempre servito davvero molto poco
per azzerare in un attimo il contegno
e dar sfogo a quel semplice sintomo di sensibilità o come altri lo chiamano
fragilità o emotività o debolezza o paraculità o idiozia
eppure ultimamente sono in pensiero:
da un pò le lacrime si fanno attendere
sarà che mi sono comprata delle galoches
un impermeabile
un cordless con schermo che svela il numero chiamante
ah e un pianoforte
mi sono sempre chiesta cos’altro venga giù
assieme alle lacrime
cosa scende insieme a quell’acqua che bagna le guance?
scende l’ansia? il dolore? scendono i pensieri? scendono le lettere accumulate? i rimpianti? le fotografie delle amate zie?

le lacrime
simili ad acqua salata e tiepida
le lacrime
sembrano avere vita propria
il corpo e la mente non possono nulla su di loro
il loro corso è ogni volta un’incognita
a volte non ce la fanno nemmeno a salire fino agli occhi
deboli impaurite e troppo a lungo azzittite
si fermano in gola
a volte invece si fermano speranzose sul ciglio degli occhi come in attesa di chissà cosa
altre volte si bloccano e si asciugano dignitose già all’altezza degli zigomi
certe volte arrivano addirittura a bagnare il bordo della mascella per poi cadere nel vuoto
se si sta sdraiati e stesi su un fianco
le lacrime scendono dall’occhio
bagnano la tempia sconfitta e formano una tenera pozzetta sul cuscino
altre volte non si asciugano imperterrite finchè una mano che ci accarezza il viso
le prende nel palmo e le bacia con rispetto
per mia parte
io le ho sempre accolte e rispettate moltissimo
le lacrime
perché così come i gatti
si fanno i cazzi loro
se ne fregano degli ordini impartiti dagli altri
se ne fregano se quello non è proprio il momento giusto
se ne fregano se così rovineremo tutto
se ne fregano se volevamo sembrare tutte di un pezzo
le lacrime
vengono giù
non aspettano
suggeriscono con il loro impeto discreto
che qualcosa va visto meglio
che qualcosa forse è andato perduto
che qualcosa potrebbe essere ancora recuperato
le lacrime
saggiamente
se ne fregano del rimmel
delle lenti a contatto
del tuo look rovinato
le lacrime arrivano e basta
quando vogliono loro
e come un acquazzone o un funerale
non puoi far altro che aspettare che passino
o meglio ancora
puoi metterti in finestra a contemplare le gocce
o sederti sulla panca a cercare anche solo una frase di senso nell’omelia del parroco
dunque ecco che mi metto lì ad ascoltare cosa mi vogliono dire
le lacrime e tutto quello viene giù con loro







(roma 17.11.2012)